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Discontinui arte contemporanea "letteratura virale" |
inizio settembre
014 |
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Sogno
Robot |
ultimo aggiornamento
ottobre 2014 |
Pubblicato
8/9 settembre 2014 |
Tocco lo specchio, affondo le
dita nel metallo, lo specchio è liquido, il metallo diventa
parte di
me, come se fosse metallo su metallo. La mia mano, il mio braccio, il
mio collo, la mia bocca.
La gola.
Contaminato
Urlo mentre il
metallo mi entra dentro, perdo l'equilibrio, cado nello specchio,
è
un pozzo.
Ne vedo il fondo. Vedo metallo.
Sento gridare, la
voce metallica che mi perfora i timpani. Sono io che urlo mentre
precipito.
Eppure penso.
Sento le vibrazioni del mio metallo.
Urlo. Grido. Rido, è la mia voce che suona metallo.
Sogno Robot.
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Pubblicato
16/17 settembre 2014 |
Come
se galleggiassi. Non c'è aria ma precipito. Me ne accorgo
dalle
scintille che lascio avvicinando le mani alla parete.
Liscia.
Non urlo, non rido solo un
profondo rumore che proviene dal basso. Mentre scivolo nel tunnel
verticale, si avvicina un battito. Il mio cuore ha smesso di pompare
e il mio respiro è assente.
Il rumore si avvicina secondo
dopo secondo.
Un grande splat e mi fermo. Tocco
tutte le mie parti per vedere se sono attaccate al mio corpo. Testa
braccia gambe sono al loro posto. Non sento, il cervello è
preso in
una morsa acustica. Le orecchie sono perforate da un grande rumore.
Un battere regolare ma enorme che sorpassa le capacità di
ascolto.
Mi copro i timpani, il battere continua.
Rimango sdraiato, non ho dolore
ad esclusione delle orecchie.
Finalmente apro gli occhi. Sono
in una nebbia grigia circondato da volumi metallici e da una
costellazione di led.
Le luci sono intermittenti ma
seguono un ritmo diverso da quello del rumore.
Una fabbrica, una massa di
memorie, un sala concerti, un rifugio nucleare.Il rumore si è
attenuato, oltre
al battere sento delle ventole, uno sciame d'api, rumori
animali a
matrice metallica.
Perdo i sensi.
Mi sveglio in un sistema alfa
numerico meccanico. Un grande telaio composto da dischi che girano
vorticosamente intorno a pignoni con ruote stellate. Leve e molle
scandiscono il tempo. Pattini e manicotti, come stantuffi generano
movimento. Il tutto a perdita d'occhio, in modo indistinto, a tratti
discontinui.
Sogno Robot.
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Pubblicato
23/24 settenbre 2014 |
L'unico
ricordo organico che non sono riusciti ad estirpare dai miei circuiti
è il trillo del telefono cellulare.
Sento un drinn drinn drinn drinn in
sottofondo, un suono ovattato che mi ricorda il fastidio di un altro
suono acuto.
Chi mi chiama? chi mi cerca? cosa dovevo fare?
Istintivamente le mie fibre si
attivano per cercare, nella tasca, l'origine del suono.
Di quella che è stata la mia vita,
sogno di non aver altri ricordi, se non qualche dejavù che
penso sia il retaggio della mia passata esistenza.
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Pubblicato
1° ottobre 2014 |
Ho
freddo, sono qui, all'aperto, fuori, è umido ma non piove. Le mani
le sento gocciolare. Penso alla nebbia che si condensa sulla
superficie del mio corpo. Attorno a me è buio e silenzio. Mi siedo
sul pavimento. Finalmente vedo le mani, sembrano le mie. Qualcosa di
unto le avvolge, uno strato di grasso, olio, non è acqua.
Tocco
le mie parti per capire da dove venga il lubrificante. Poi è la
volta del pavimento attorno a me. E' in questo preciso momento che
sento metallo. Freddo, gelo.
Tocco
delle aste, delle barre filettate, della lamiera liscia, vedo
cinguettare qualche LED. Non è roba mia.
La
mancanza di luce non è più un problema, mi bastano le ombre e i
riflessi per vedere altre parti di metallo.
Sono
preso dalla frenesia, in modo incontrollato incomincio a spostare
raccogliere e dividere.
Sposto,
raccolgo, divido.
Sposto,
raccolgo, divido.
Sposto,
raccolgo, divido.
Sposto,
raccolgo, divido.
Sposto,
raccolgo, divido.
Finalmente
a casa.
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Pubblicato
8 ottobre 2014 |
Sono
sveglio. Arranco fino al rubinetto. L'acqua, un po' la bevo e un po'
mi lava. Mi trascino fino al divano. Accendo il monitor. Niente.
Torno
a letto.
Il
sogno mi riprende.
Sembra
giorno. Forse alba ma anche tramonto. Sono sempre circondato da un
bianco soffice, come fumo ma palpabile. Il bianco mi penetra. Nella
soluzione brumosa in cui mi trovo, decido di muovermi. Mi alzo.
Muovo
i primi passi. Cammino verso una sorgente che sembra più bianca del
bianco che mi avvolge. Un passo dopo l'altro mi avvicino. Dei punti
luminosi, una striscia di luci definisce una figura geometrica
fluorescente. Il bianco è così bianco da essere azzurro.
Palpo
la superficie luminosa. Al mio tocco esplode in mille luci. Come se
fossi punto da mille api, la mia mano scompare, portata via dal
brillio lascia un dolore acuto, lancinante.
Della
mano non rimane altro che un miscuglio di ossa e sangue.
La
porto al viso e la faccia diventa una maschera rossa. Il sangue mi
cola sugli occhi.
Mi
sveglio all'improvviso.
Adesso
sono sul divano, la mano, schiacciata dal peso del corpo, è intatta.
Il
corpo non è il mio.
Sogno
Robot
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Pubblicato
16 ottobre 2014 |
Il
Corpo è come una casa a riscatto. L'ho acquisito nel tempo, pagando
un piccolo affitto.
Sono
cresciuto dentro un corpo che non mi è mai appartenuto. Fin dai
primi anni ho provato ad adeguarlo ai miei bisogni più intimi. Ne ho
sostituito alcune parti.
In
quei giorni le possibilità erano legate alle capacità dei
modificatori, solo successivamente la ristrutturazione di corpi
organici è divenuta una procedura standard che rispettasse una
rigida profilassi tecnologica.
Ho
iniziato a modificare la spina dorsale, ho inserito gangli meccanici.
Avevano più una funzione estetica, le parti metalliche inserite
avrebbero aiutato il mio senso dell'orientamento. Sarebbero stati
ottimi se avessi viaggiato nello spazio.
Poi
è stata la volta delle mie parti terminali. Sostituite con materiali
in fibra di vetro carbonico, questo ha reso necessaria la
riprogettazione di tutta la distribuzione interna.
Sangue
vene, arterie, fibre muscolari, fibre nervose, per questo motivo ho
implementato la mia capacità cerebrale con una unità di calcolo
automatico, un chip a base organica che mi aiuta a gestire le nuove
funzionalità.
La
mia funzione principale è stata nel tempo aggiornata ma,
sostanzialmente, mi occupo di ricerca ed esplorazione vitale in
ambienti postumani. Vengo mandato in luoghi produttivi per cercare le
nuove forme di vita che si sono sviluppate in modo autonomo rispetto
ai paradigmi dettati dalla Macchina.
La
mia programmazione e relativo aggiornamento ha luogo ogni sei mesi
TMA
(Tempo Mondo Antico).
Il ricordo della prima volta è ancora inciso nella mia corteccia. Si
è trattato del primo ringiovanimento della meninge. La mia era
soggetta a fastidiose infiammazioni. Al suo posto è stato inserito
un sistema di membrane e guaine ceramidali a base inorganica con
accrescimento e riparazione programmabile.
Un
processo lungo e doloroso.
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Pubblicato
20 ottobre 2014 |
Manca
un giorno, forse due. Arrivano arrivano. Sono pronto.
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